L'origine di Atripalda, come centro autonomo nei confronti della vicina Avellino, è senza dubbio legata alla figura di Truppoaldo Racco, della famiglia degli Adelferii, i conti longobardi di Avellino. Intorno al mille, infatti, egli ereditò la parte orientale della contea, lungo la riva destra del fiume Sabato, e scelse a propria dimora il castello, eretto dai conti longobardi sulla cima della collina dove in epoca romana sorgeva il tempio di Diana, per un più facile controllo delle vie che proprio dalla valle del Sabato si diramavano verso la valle del Calore.
Il nuovo signore si diede ad incentivare in ogni modo lo stabilirsi degli abitanti intorno a questo nuovo centro, che proprio da lui prese il nome. La scelta fu certamente dettata dall'importanza strategica che aveva la posizione del castello, e quindi del nuovo borgo, rispetto all'intera vallata. Ma ciò non toglie che anche il nuovo centro venne a giovarsi di tutta una serie di elementi favorevoli, a cominciare dalla presenza diretta del signore, il quale garantiva anche la sicurezza esterna e l'ordine interno, fino allo sfruttamento della stessa posizione naturale del borgo per un più proficuo esercizio dell'attività commerciale, attraverso l'esazione del diritto di passo e di "piazza" su tutte le merci in transito o vendute al mercato. L'importanza di Atripalda come centro commerciale è testimoniata già da un documento di re Carlo d'Angiò del 1272; ma soprattutto da un altro documento del 1315, con il quale re Roberto concedeva all'Università di Atripalda, per intercessione del signore di essa, il conte di Nola, Romano de Filiis Ursi, di tenere annualmente nel mese di maggio una fiera di cinque giorni. Ciò provocò il risentimento degli Avellinesi, perchè danneggiava il loro commercio doganale. Ma, non potendo essi annullare una decisione del re, tentarono invece di impedire la fiera settimanale, che a loro parere arbitrariamente si teneva in Atripalda e per la quale era stata costruita un'apposita Dogana. L'antica Dogana di Atripalda era costituita da alcuni porticati coperti, di proprietà del feudatario, che sorgevano al centro dell'abitato, sulla via centrale del borgo antico, alla confluenza delle strade principali di transito. Sino alla seconda metà del '500, lo Jus Dohanae consisteva nell'esazione, a beneficio del feudatario, dei granelli di grano che cadevano a terra intanto che lo si pesava, la cosiddetta "scopatura". Ma, sotto Domizio Caracciolo, essendo notevolmente cresciuto il volume dei cereali che transitava per quella Dogana, si cominciò ad esigere anche la cosiddetta "giummella", cioè quanto poteva contenere il concavo di due mani unite. In seguito, nonostante che nel 1568 l'Università di Atripalda avesse già protestato per questa innovazione, si arrivò a prendere una misura e mezza, cioè la "scumarella". Tuttavia, i proventi feudali delle due Dogane, di Avellino e di Atripalda, erano molto diversi e i Caracciolo tendevano sempre a privilegiare la prima, a scapito dell'altra.
La rivalità commerciale tra i due centri si concluse nel 1740 con la vittoria del principe di Avellino, perchè da allora la dogana dei cereali fu limitata al solo giovedi, allo scopo di rendere più numerosa l'affluenza alla dogana di Avellino. Ciò nonostante, la cittadina di Atripalda continuò a spiccare sugli altri centri della provincia per il suo ruolo commerciale e le sue attività industriali, soprattutto se si tiene conto che di là passava necessariamente anche l'approvvigionamento cerealicolo della capitale partenopea, consistente principalmente nella fornitura di grano dai paesi della Puglia, che ad Atripalda tra l'altro non veniva soltanto commerciato ma anche sfarinato, grazie alla presenza di molti molini ad acqua.
La crisi dell'arte della lana, determinata dalla massiccia concorrenza straniera, l'evoluzione in senso borghese della classe dirigente, ormai legata, oltre che all'esercizio delle professioni liberali, alle attività produttive e commerciali, nonchè la penetrazione dei nuovi ideali illuministici e riformatori, furono i fattori principali nel determinare l'esplosione rivoluzionaria e controrivoluzionaria del 1799.
La notizia dell'entrata dei Francesi in Napoli e della proclamazione della repubblica provocò grande esaltazione nel popolo, finchè nel marzo dello stesso anno la municipalità atripaldese ebbe dal governo provvisorio la conferma che era da considerarsi decaduto da ogni diritto l'ex duca Giovanni Caracciolo. Ma, più tardi, la reazione borbonica fu abbastanza dura e continuò per molto tempo a mietere vittime soprattutto tra gli intellettuali del paese. Occupato di nuovo il regno dai Francesi nel 1806, iniziò anche per Atripalda un nuovo periodo di progresso, anche se l'abolizione della feudalità non portò gli effetti desiderati, in quanto l'annullamento dei diritti proibitivi non riuscì, ad esempio, a riattivare l'ormai agonizzante arte della lana. La restaurazione borbonica del 1815 accentuò le preoccupazioni della parte più avanzata della borghesia che aspirava a nuovi ordinamenti civili, favorendo il diffondersi anche in Atripalda della Carboneria. Al breve periodo costituzionale posero fine gli Austriaci, che nel marzo 1821 vi stanziarono un distaccamento di 300 soldati, scatenando la reazione e, quindi, una serie di persecuzioni, che si conclusero solo con l'avvento di Ferdinando II nel 1830. Diversa la situazione, invece, nel 1848, quando assai scarsa fu la partecipazione di Atripalda ai moti rivoluzionari: il grosso della popolazione, compresa la borghesia, memore delle tristi esperienze passate, volle tenersi lontana dalle vicende politiche, anche al momento della caduta della monarchia borbonica e dell'annessione al Regno d'ltalia nel 1860. I decenni successivi all'Unità furono in Atripalda fervidi di lotte politico-amministrative, ma non meno interessanti furono le vicende nel campo economico.
Al contrario che negli altri paesi del Mezzogiorno d'ltalia, l'Unità non segnò in Atripalda la caduta delle vecchie attività manifatturiere, ad eccezione del settore molitorio, danneggiato dalla deviazione dei traffici commerciali lungo la strada delle Puglie ad opera della linea ferroviaria di nuova istituzione (la Napoli-Benevento-Foggia), e del settore siderurgico, che già da tempo sopravviveva stentatamente.
In netto sviluppo appaiono, invece, negli anni '80, le attività legate all'edilizia, favorite dall'utilizzazione delle ottime cave di argilla di Atripalda per la fabbricazione di mattoni. Il periodo, infatti, fu segnato da un eccezionale fervore di opere pubbliche, che rese in quegli anni la cittadina uno dei centri più attivi ed evoluti della provincia.
Nel quadro di questo fervore edilizio si inserisce la costruzione della Dogana nuova,
simbolo di quell'attività precipua della cittadina, cioè il commercio, che in ogni epoca le aveva permesso di distinguersi nettamente su tutte le altre della provincia. Nell'ambito, infatti, del progetto di ristrutturazione del largo Mercato, voluto nel 1882 dall'Amministrazione capeggiata dal sindaco Nicola Cennamo ed affidato all'Ing. Carmine Biancardi, si pensò infatti di edificarvi anche un nuovo palazzo della Dogana, che potesse egregiamente sostituire la vecchia, ormai decentrata rispetto al nuovo cuore della città e già da tempo non più in grado di assolvere alla sua funzione.
Nel verbale della seduta del Consiglio Comunale del 3 Aprile 1883 si legge:
"...Prendesi atto del progetto per la sistemazione del largo Mercato e strade adiacenti redatto dall'Ingegniere Signor Carmine Biancardi. Essendo l'ora inoltrata il Consiglio dimanda tale materia per la prossima tornata che fissa il giorno di Venerdì prossimo 6 stante mese alle ore 9 a.m. Contemporaneamente delibera mettersi all'ordine del giorno per detta tornata le seguenti materie:
...3) Proposta del consigliere Cav. Avena per lo impianto di una Dogana Municipale.".
E in quello del 6 Aprile, poi:
"Prendesi atto del progetto e disegno con la relativa spesa per riordinamento del largo Mercato strade adiacenti ed altre opere di costruzione e sistemazione del paese, redatto dall'Ingegniere Signor Carmine Biancardi di Avellino, dietro invito del Consiglio. Su di che apertasi la discussione il Sindaco invita il Consiglio a prendere in esame la relazione, disegno e progetto per il riordinamento del largo Mercato ed altre opere accessorie, redatte dall'Ing. Sig. Carmine Biancardi di Avellino, perché ove lo trovi regolare lo approvi ed emetta quei provvedimenti di regola per la sua esecuzione.
Il Consiglio presa visione del progetto e disegno, letta la relazione dell'Ingegniere, dopo accurato esame, ad unanimità lo approva per la complessiva somma di lire 73500,00 nel modo come è stato proposto e compilato dal citato Ingegniere Signor Carmine Biancardi...
In 2° luogo all'ordine del giorno vi è segnato -Proposta del Consigliere Cav. Avena per la costruzione di una Dogana Municipale. Su di che apertasi la discussione il Presidente dà la parola al Consigliere Cav. Avena perché spiega il suo concetto in ordine alla costruzione di una Dogana Municipale. Il Consigliere Avena dice che per i bisogni di questo Comune è necessario aversi una Dogana Municipale trovandosi il paese in una condizione di commercio al di là degli altri circostanti, tanto più che l'amministrazione trovasi di aver in progetto altri lavori di utilità ed abbellimento; ed all'oggetto propone che sia ceduto il suolo Comunale sotto alla via del largo portelle e precisamente quello spiazzo detto Embreciera costeggiante il muro del fondo rustico del cav. Ruggiero Vincenzo, lasciando libero il viale che mena alle portelle, con l'obbligo alla società di edificare detta Dogana a sue spese ricevendone per compenso i relativi utili per un numero di anni a convenirsi, elasso i quali il fabbricato rimarrebbe di proprietà esecutiva del Comune.
...Il Consiglio all'unanimità accetta in massima la proposta del Consigliere Cav. Avena riservandosi di determinare la estenzione del suolo e località precisa da occuparsi; dopo che si saranno fatte le prattiche con una società imprenditrice dell'opera, rimanda a cura del Sindaco e della Giunta a far delle prattiche onde la proposta in esame potesse subito realizzarsi.".
Il 16 Ottobre dello stesso anno risultava già eseguito il progetto, se nel corso di quella seduta il Presidente poteva dar lettura della nota prefettizia del 7 luglio:
"L'Ufficio del Genio Civile esaminato il progetto della controscritta opera lo ha trovato regolare munendolo di suo visto. Questa Prefettura prima però di procedere oltre negli atti di approvazione dei progetti stessi desidera conoscere dalla S.V. se la esecuzione dei lavori devano o meno effettuirsi espropriazioni e nell'affermativa quali.''.
Nella seduta del 29 Ottobre, all'ordine del giorno è segnato:
"...i Provvedimenti a prendersi sul sviluppo pratico della Nuova Dogana.
Il Presidente invita il Consiglio a deliberare su quanto è necessario per la costruzione ed impianto di una nuova Dogana, già deliberata da questo Consesso ed approvata dalla Regia Prefettura.
Su di che apertasi la discussione, presa ed ottenuta la parola il Cav. Avena Antonio il quale ritiene giusto che la nuova Dogana da edificarsi venisse corredata da privativa, onde gli interessi degli intraprenditori venissero garantiti, senza della quale pare difficile che si accetti l'offerta correlativa; mentre nessuno è tenuto ad esporsi a pericoli eventuali, cioè quelli che gli altri potrebbero creare delle concorrenze.
Il Consiglio nel ritenere giusta ed equa la proposta del Cav. Avena, ad unanimità l'approva e delibera farsi prattiche per ottenere la privativa al più presto possibile.".
Nel verbale della seduta del 2 Gennaio è scritto:
"...In 7° luogo il Sindaco avendo proposto di provvedersi un temperamento per dare esecuzione al progetto dell'Ing. Biancardi, relativa alla rettifica del Mercato e strade interne è necessario che la Giunta formi delle condizioni necessarie per l'appalto delle opere, onde avendo delle domande per l'appalto di tale progetto, possano gli offerenti confermarsi alle condizioni per l'oggetto e si riserva posteriormente di fare analoga proposta per la nuova Dogana da edificarsi con la relativa privativa.
...In ordine alla seconda parte si rimanda allorché il Sindaco faccia la promessa proposta trattandosi di affare di grande necessità ed urgenza.".
In quello del 9 Aprile:
"...In 6° luogo il Presidente presenta un'abbozza per l'appendice al Regolamento Urbano relativo alla Dogana Municipale e precipe per le derrate che debbono essere collocate in detta Dogana da edificarsi ai sensi del deliberato del Consiglio comunale del dì 6 Aprile 1883 superiormente approvato il 21 Aprile 1883...".
Ma, verso la fine dell'anno, ancora non si era nemmeno iniziato a costruire il nuovo edificio, sebbene si decidesse di abbattere la vecchia Dogana, come risulta dal verbale della seduta del 29 Settembre 1884, in cui si discusse "...
sulla necessità ed utilità pubblica dell'abbattimento dell'attuale Dogana dei Cereali con le case alle spalle formante isola in mezzo alle due strade che menano al piccolo spazio latente alla Chiesa della Annunziata e costruzione di una novella Dogana.".
Il 1885 segnò l'inizio dell'Amministrazione del Sindaco Luigi Belli, molto attiva e proficua per il riassetto definitivo del nuovo centro cittadino.
Nella Seduta del Consiglio del 26 Agosto:
"...Il presidente propone che avendo ottenuto l'autorizzazione di acquistare i fondi del Sig. ... e conchiuso l'istrumento di cessione, fa mestieri fissare il giorno per l'apertura degli incanti per l'appalto della costruzione della Dogana Municipale, giusto progetto, disegno e condizioni formate dell'Ing. Sig. Carmine Biancardi di Avellino.
La Giunta all'unanimità delibera pubblicarsi il relativo manifesto nei sensi di legge e il fissarsi il giorno di Domenica 27 settembre per l'apertura degli incanti ... dandosi i termini legali per gli atti di subastazione ad aprirsi il ribasso sulla somma di lire 416192 compreso la macchina dell'orologio del valore di lire Duemila da comprarsi con la intesa piena dell'Amministrazione.".
Alla chiusura dell'asta d'appalto si decise di affidare i lavori all'impresa del Sig. Gaetano Romano, dopo varie questioni sorte con altri imprenditori, soprattutto un certo Sig. Angelo Santaniello di Montoro Inferiore, di cui si parla nel verbale della seduta del 15 Ottobre.
I lavori dovevano essere già avviati almeno in data 30 Gennaio 1886, se possiamo leggere nel verbale di quella seduta:
"...In 2° luogo il Presidente dice che col primo scandaglio e secondo certificato fatto dall'lng. Carmine Biancardi, l'appaltatore della nuova Dogana al largo Mercato, Romano Gaetano, sarebbe risultato creditore di lire 8400,00...".
Il 30 Giugno invece:
"Il Presidente ... ha invitato la Giunta a deliberare sul seguente oggetto: ...2°)Per provvedersi ai fondi necessari per l'acquisto ed impianto dell'orologio pubblico da piazzare sul fabbricato della nuova Dogana Municipale in costruzione.".
Doveva essere comunque terminata la costruzione dell'edificio in data 8 Dicembre 1886, perché:
"Il Presidente ... ha invitato la Giunta a deliberare sul seguente oggetto e dice che l'appaltatore Romano con l'ultimo certificato dell'Ing. Direttore Sig. Biancardi per i lavori alla novella Dogana al Mercato trovasi creditore di lire 31720,20 con mandato 30 Gennaio di questo anno ebbe lire 2400,00 quindi resterebbe ad avere altre lire 29320,20...".
Molto interessante il Regolamento creato appositamente per questa nuova Dogana, non solo perché ci dà in un certo qual modo l'idea dell'interno di questo palazzo, permettendoci un confronto con l'attuale, ma anche per capire un po' meglio come venisse utilizzata per il mercato che vi si svolgeva.
Il 23 Marzo 1887:
"...Il Presidente dichiara aperta la seduta in 1° luogo invita l'adunanza a formare un regolamento con la rispettiva tariffa per la Dogana Municipale destinata a Mercato dei Cereali e legumi. La Giunta all'unanimità redige il seguente regolamento.
Art. 1° -La Dogana Municipale è il locale destinato per il mercato dei Cereali e legumi. E' vietato assolutamente di poter fare nella stessa altra industria o vendere e negoziare fuori del recinto della Dogana.
Art. 2° -Che i carri e le vetture che entrano nella Dogana dopo scaricato il genere, non possono ingombrare il piazzale e debbono uscirne per la porta apposta dell'entrata e ciò per evitare inconvenienti di scontro.
Art. 3° -I carri e le vetture non possono entrare o girare pel disotto del porticato, il quale è riservato esclusivamente per deposito e vendita dei Cereali e legumi.
Art. 4° -I venditori ambulanti o recattieri occuperanno sempre un posto nell'interno del fabbricato ed in quel punto che si crederà più conveniente dall'Amministrazione.
Art. 5° -Chiunque entra nella Dogana pagherà un diritto secondo l'obbligata tariffa e ciò per avere occupato il locale e per tutta la servitù necessaria per l'esercizio del suo commercio, senza essere tenuto a pagare somma alcuna per peso e misura pubblica o per occupazione di suolo pubblico. Quindi l'esercente o appaltatore della Dogana oltre del suddetto dritto null'altro può pretendere, ed invece è obbligato fornire gratuitamente agli avventori le misure ed il personale necessario per poter eseguire la misura medesima. Il Facchinaggio, Carico e Scarico resta a peso dell'avventore. Il dritto di cui all'allegata tariffa non sarà dovuto se non sarà eseguita la vendita nel locale, per modo che se dopo finito il mercato, gli avventori volessero rimanere i loro generi depositati nella Dogana possono farlo gratuitamente, salvo a pagare il dritto di cui innanzi a generi venduti.
Art. 6° -L'esercente o appaltatore della Dogana è responsabile dei generi ivi depositati a norma del Codice Civile in vigore. A tale oggetto dovrà tenere un registro a madre e figlia dove segnare i depositi che si faranno, rilasciando la figlia ai depositanti. La restituzione della quietanza presume il ritiro del deposito.
Art. 7°-Il personale di cui si dovrà avvalere l'esercente o l'appaltatore deve essere di completa fiducia dell'Amministrazione la quale a tale oggetto eserciterà sempre una oculata sorveglianza per mezzo dei suoi agenti.
Art. 8° -Per le contravvenzioni si procederà a norma dell'art. 146 e seguenti della vigente legge Comunale e Provinciale.
Tariffe
"Per ogni 56 litri, pari all'antico tomolo di misure 24 di qualsivoglia genere di cereali, legumi e foraggi cioè biada, orzo, avena e segola, centesimi (15) quindici.
Per la misura inferiore a 56 litri, ma maggiore dei 28 pagherà centesimi (10) dieci per così detto mezzetto di litri 28".
In quello stesso anno l'edificio fu anche inaugurato, come è chiaramente detto nel verbale della seduta del 20 Aprile:
"Il Presidente... apre la seduta e dice che nel Bilancio di questo anno venturo stanziate in Bilancio lire 1200 per inaugurazione di tutte le opere pubbliche in questa città e precise:
1° Per l'apertura del novello mercato di Cereali e demolizione della Vecchia Dogana per la formazione di una novella piazza.".
Nella seduta del 28 Novembre, inoltre, risulta all'ordine del giorno:
"... In 3° luogo il Sindaco Presidente ha riferito che l'appaltatore della novella Dogana al Mercato, Romano Gaetano, chiede essere soddisfatto dell'ammontare a saldo del suo avere per tale fabbricato, già da qualche tempo consegnato all'Amministrazione...
...In 5° luogo il Presidente dice che la Giunta in diverse fiate si è impensierita dello stato di deterioramento in cui trovasi il novello Orologio alla Dogana dei Cereali; il che fa ritenere che l'incaricato della manutenzione gli abbia poca cura. La Giunta ripetendo le istanze incarica il Sindaco di affidare la manutenzione di detto orologio al Sig. Pasquale Farina fu Pietro con l'annua retribuzione di lire 100.".
Continuando a sfogliare le pagine dei registri, in cui sono raccolti i verbali delle sedute dei Consigli Comunali e le relative deliberazioni delle Giunte, per tutta la durata del 1888 e del 1889, non si trovano più notizie interessanti riguardo la Dogana, che appare citata soltanto in occasione dei vari e a lungo dilazionati pagamenti all'appaltatore, Sig. Romano.
Bisogna arrivare al 14 Giugno 1890 per trovare menzionati dei lavori eseguiti nell'ambito dell'edificio, e precisamente al tetto, senza però trovare l'appoggio di più precise e dettagliate notizie:
"In 5° luogo sulla proposta del Presidente la Giunta ha deliberato pagarsi a favore di Di Vinco Sabino la somma di lire 7,00 per lavori di fabbrica eseguiti sul tetto della Dogana al mercato come dal dettaglio.".
Solo in epoca recente, precisamente durante l'Amministrazione del Sindaco Carlo Tozzi, quando cioè la Dogana non era ormai più usata come tale, ma ospitava nella sua capace costruzione una Scuola, un Cinema, un deposito di autobus di linea ecc., ci risultano degli interventi sul tetto e sulle facciate per accomodi e sistemazioni.
Nel verbale del Consiglio Comunale del 10 Febbraio 1958, l'ordine del giorno era:
"Approvazione progetto castelletto copertura collabente del fabbricato Dogana - Concessione appalto lavori a trattativa privata.".
In quello del 17 Aprile:
"Approvazione misura finale lavori sistemazione della facciata laterale del fabbricato Dogana: liquidazione spesa.
1°) Approvare la misura finale dei lavori di sistemazione della facciata laterale del fabbricato Dogana...
2°) Provvedere al pagamento a saldo dell'importo di detti lavori all'impresa Falardo Enrico...".
II 19 Agosto leggiamo:
"Oggetto: Sistemazione manto di copertura in lamiera del fabbricato Dogana.
Prende la parola il Presidente il quale dice: La copertura del fabbricato Dogana dichiarata
pericolante per la insufficienza della grossa orditura in legno è stata di recente consolidata mediante la costruzione di un castelletto centrale su progetto dell'Ing. Gatta, esecutrice dei lavori l'Impresa Ruggiero. Assicurata la stabilità delle strutture portanti, resta l'inconveniente del manto di copertura in lamiera di zinco che oltre alle numerose parti forate, dovute all'azione degli agenti atmosferici, presenta sconnessioni varie aggravate ultimamente dalle forti raffiche di vento. Infatti furono asportate dal vento numerose lamiere con alcuni correntini di legno, mentre la copertura di piombo dei displuvi, già in parte divelta, fu completamente sconnessa.
...Siccome i lavori rivestono carattere di urgenza, dovendo essi essere eseguiti prima dell'inizio della stagione autunnale e invernale, sono stati invitati i signori Vetrone Annibale, Giardullo Eduardo e Giardullo Antonio, artigiani capaci ad eseguire tali lavori, per presentare delle offerte. Solo i Sigg. Giardullo Antonio e Eduardo hanno accettato di eseguire insieme detti lavori ai prezzi indicati nel preventivo redatto dal Tecnico Comunale. E' il caso quindi di affidare i surripetuti lavori agli innanzi detti artigiani mediante trattativa privata.".
Nel verbale del 22 Settembre invece troviamo:
"Oggetto: Esecuzione lavori di collegamento dei due corpi del fabbricato Dogana adibiti a Succursale della Scuola Media n. 3
Delibera:
1) Eseguire i lavori di collegamento dei due corpi del fabbricato Dogana adibiti a Succursale della Scuola Media Statale n. 3, affidandone l'esecuzione all'Impresa Falardo Enrico con il ribasso percentuale sui prezzi unitari del 5%.
2) Dichiarare, ai sensi dell'art. 3 della legge 916/1947 n. 530, immediatamente eseguibile la presente deliberazione.".
Diverso l'argomento all'oggetto nella seduta del 24 Novembre, ma non meno interessante per ricostruire le numerose alterne vicende occorse negli ultimi anni all'edificio della Dogana.
"Ogg.: Liquidazione indennizzo per nolo legname per il maggior tempo impegnato per il castelletto copertura fabbricato Dogana.
Visto il deliberato della Giunta n. 88 del 29/8/57 con cui, per lo stato di pericolosità alle cose e alle persone della copertura del vano del fabbricato Dogana adibito a deposito ferroviario, venne determinato con urgenza l'esecuzione di un castelletto provvisorio di sostegno in legname affidando l'incarico all'Impresa Ruggiero Giovanni;
Visto che tali lavori provvisori furono ultimati nel mese di dicembre 1957 e solo nel mese di giugno ebbero inizio i lavori definitivi e ciò per il lungo tempo trascorso per l'approvazione della relativa perizia, per cui il legname impegnato è rimasto in opera per un periodo di tempo superiore a quello che si presumeva...".
E ancora, il 27 Dicembre dello stesso anno:
"Ogg.: Liquidazione spesa per la sistemazione della copertura del fabbricato Dogana (Scuola Media).
Ritenuto che in seguito alle azioni delle intemperie la copertura dei locali del fabbricato Dogana adibiti a Scuola Media subì un notevole sconvolgimento tanto da permettere la filtrazione dell'acqua piovana... si è reso indispensabile ed urgente provvedere alla esecuzione dei lavori occorrenti e che durante l'esecuzione di essi è stata necessaria la sostituzione di parti della piccola orditura del tetto completamente marce e che poteva costituire pericolo di crollo...".
Ora, la Dogana, fortunatamente scampata, sia pure solo parzialmente, al sisma del 23 novembre 1980, a poco meno di un secolo dalla sua progettazione e realizzazione, riscatta il significato che essa ha, di simbolo, oggi come ieri, della più peculiare attività della cittadina di Atripalda.